Strappo al polpaccio: cosa fare e come prevenirlo

Strappo al polpaccio: cosa fare e come prevenirlo

Il polpaccio, clinicamente noto come tricipite surale, è un insieme di muscoli fondamentale per la normale andatura: supporta il corpo durante la camminata e ci impedisce di cadere. I muscoli che lo compongono confluiscono nel tendine d’Achille, sulla faccia posteriore del tallone: una zona delicatissima, spesso colpita da infortuni, specialmente negli atleti o in generale a chi pratica spesso attività sportiva. Tra le lesioni più frequenti, oltre alla contrattura muscolare, c’è lo strappo muscolare, che consiste nella rottura delle fibre muscolari, in percentuali variabili. In termini di localizzazione della lesione, oltre al polpaccio, questo tipo di lesioni colpisce molto spesso i muscoli della schiena (fascia lombare) e, restando negli arti inferiori, quelli della coscia (flessori, adduttori, quadricipite e bicipite femorale).

Per sapere cosa fare e come comportarsi in caso di strappo al polpaccio, è bene innanzitutto cercare di capire se si tratta effettivamente di uno strappo, a cosa è legato e quali sono i sintomi che si dovrebbero sperimentare.

Cos’è uno strappo e come si differenzia da altre lesioni

I muscoli principali che formano il polpaccio sono il soleo e il gastrocnemio, i quali collegano il tallone alla parte posteriore del ginocchio e sono responsabili della flessione plantare del piede. Di solito lo strappo al polpaccio si verifica nell’area vicino al tendine d’Achille ed è provocato da un’eccessiva sollecitazione, accelerazione o decelerazione, che causa una brusca contrazione del muscolo.

Lo strappo è simile, ma non identico, alla distrazione e allo stiramento muscolare, che appartengono a diverse classificazioni delle lesioni muscolari. Tutti e tre indicano la rottura delle fibre muscolari, ma in diverse proporzioni. Si parla di distrazione muscolare quando il numero delle fibre rotte è inferiore al 5%. Nello stiramento le fibre rotte sono fra il 5 e il 50%. Se le fibre lesionate superano il 50%, infine, si ha uno strappo vero e proprio, più precisamente di terzo grado, come approfondito più avanti.

Sintomi e cause dello strappo al polpaccio

A seconda del livello di gravità, chi è colpito da uno strappo può avvertire un dolore acuto localizzato nella zona lesionata, una sensazione di rigidità al muscolo, impossibilità o quasi di muovere l’arto, presenza di edema, gonfiore, ematoma e lividi. Per quanto riguarda le cause, in generale una lesione muscolare può avvenire dopo una contusione (trauma diretto) oppure durante la contrazione in allungamento del muscolo (trauma indiretto). Gli strappi al polpaccio rientrano nel secondo caso e sono particolarmente comuni tra chi pratica sport in cui sono previsti movimenti esplosivi che richiedono di contrarre il muscolo, come tennis, calcio, basket e corsa. Le possibili cause di uno strappo muscolare al polpaccio sono:

  • Riscaldamento inadeguato prima dello sforzo fisico;
  • Mancanza di stretching al termine dell’attività;
  • Sforzo eccessivo in relazione alla propria preparazione o capacità;
  • Movimento brusco, scorretto, innaturale con eccessiva estensione di un arto o sollecitazione impropria;
  • Condizioni poco adatte: scarpe inadeguate, terreni difficoltosi, ambienti freddi e umidi
  • Problematiche pre-esistenti: sovrappeso, problemi posturali, precedenti lesioni trascurate, età avanzata.

Classificazione dei livelli di gravità della lesione

L’entità del danno causato da uno strappo muscolare al polpaccio è valutabile clinicamente attraverso l’esecuzione di esami strumentali (ecografia o risonanza magnetica). A seconda della gravità della lesione e del numero di fibre coinvolte, gli strappi sono classificati in tre categorie, corrispondenti a diversi livelli di limitazione del movimento:

  • Lo strappo di I grado è una lacerazione di lieve entità, che riguarda solo poche fibre all’interno di un fascio muscolare. Causa un dolore acuto, simile a una fitta, e uno stravaso ematico con formazione di ematoma, ma consente di muovere la zona interessata;
  • Lo strappo di II grado comporta una lacerazione di uno o più fasci muscolari, fino a tre quarti del muscolo interessato. Causa un dolore intenso, che aumenta alla contrazione, e non consente di proseguire l’attività fisica;
  • Lo strappo di III grado comporta una rottura parziale o totale delle fibre muscolari, che coinvolge più dei tre quarti della superficie del muscolo. Il dolore è molto intenso ed è accompagnato dall’impossibilità a muovere il muscolo e dalla formazione di un ematoma importante.

Strappo al polpaccio: tempi di recupero e trattamento

La prima cosa da fare è sospendere l’attività sportiva finché si riesce a camminare senza zoppicare, per favorire un’ottimale formazione del tessuto cicatriziale. A diagnosi confermata, su parere del proprio medico, si può applicare il metodo RICE; riposo, impacchi freddi, compressione ed l’elevazione della zona lesionata. È invece meglio evitare il calore, che favorisce la formazione dell’ematoma e il progredire dell’infiammazione e inibisce al contrario la cicatrizzazione della lesione. Per ridurre il dolore e l’infiammazione si possono assumere antidolorifici, come farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).

In presenza di lesioni gravi, lo specialista può prescrivere un programma di fisioterapia mirato alla riabilitazione. Si può ricorrere anche ad alcune terapie fisiche (per esempio la laserterapia) e al massaggio. In caso di strappo muscolare, i tempi di recupero variano molto a seconda della gravità della lesione. Le lesioni di I grado generalmente si risolvono dopo circa due settimane di riposo dall’attività fisica. Nel caso delle lesioni di II grado, specialmente se si tratta di lesione del gemello mediale, i tempi di recupero sono più lunghi, in media almeno 30 giorni. Le lesioni di III grado richiedono molta pazienza: dopo quanto si cammina? In questo caso la ripresa di una leggera attività fisica è possibile solo dopo 3-4 mesi dal trauma.

Come prevenire lo strappo al polpaccio

Il recupero da una lesione come lo strappo muscolare può essere lungo e difficoltoso. Occorre quindi molta cautela durante ogni allenamento, prestare attenzione ai segnali inviati dal corpo e fermarsi in caso di affaticamento importante, dolore o rigidità muscolare. Inoltre, è bene seguire alcuni accorgimenti:

  • Iniziare ogni sessione di allenamento con un’attività di riscaldamento completa e mirata al gruppo muscolare che verrà maggiormente sollecitato;
  • Allenarsi solo quando si è nella condizione di farlo, evitando di sforzare i muscoli nei momenti a riposo tra una sessione e l’altra, nei quali è possibile ottimizzare il recupero con gambali o polpaccere a compressione;
  • Al termine dell’allenamento dedicare un po’ di tempo al defaticamento e agli esercizi di stretching per favorire l’elasticità e l’allungamento muscolare;
  • Curare l’alimentazione: una dieta sana e bilanciata influenza positivamente le prestazioni e favorisce il recupero dopo l’allenamento.

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