Negli ultimi anni è sempre più diffuso nel mondo del running l’abbigliamento a compressione muscolare, grazie ai benefici che comporta a più livelli nello svolgimento dell’attività fisica. La tecnologia va sempre più perfezionandosi, con compressioni mirate necessarie solo in alcune zone della gamba e con forza applicata differente. Specialmente se si parla di calze a compressione graduata, i benefici sono noti tra gli sportivi amatoriali così come tra quelli professionisti. E non solo tra chi corre, che si tratti di running puro e semplice o di trail running, ma anche di molti altri sport: le calze e i gambali a compressione si vedono ai polpacci anche dei triatleti, dei calciatori, dei ciclisti e degli atleti di molti altri sport, sia indoor che all’aperto.
Compressione progressiva, selettiva, graduata, differenziata: la crescente diffusione si è accompagnata a una gran confusione di termini. Iniziamo a fare un po’ di chiarezza.
Compressione progressiva: cos’è e come funziona
Le calze compressive tradizionali (per intenderci, la calzamaglia a compressione utilizzata da anni a scopi terapeutici, per esempio per il trattamento delle vene varicose) esercitano solitamente un’elevata compressione sulla caviglia e via via sempre più ridotta salendo sul polpaccio. La compressione progressiva adotta invece il principio inverso: pressioni deboli alla caviglia e graduale aumento della compressione salendo sulla gamba fino a diventare massima all’altezza del polpaccio. Questo per due motivi:
- A livello della caviglia non c’è praticamente nulla da comprimere né da spingere verso l’alto: le esigenze di uno sportivo sono diamentralmente opposte rispetto a chi soffre di patologie venose alle gambe;
- Durante lo sforzo o il lavoro muscolare degli arti inferiori, si genera un effetto di pompa venosa che spinge il sangue verso l’alto. Comprimere alla caviglia significherebbe “strozzare” l’effetto pompa invece che favorire il deflusso e migliorarlo all’altezza dei polpacci.
Compressione selettiva: gradualità di pressione
La compressione selettiva (brevetto depositato) è un’evoluzione della precedente, che si fa sempre più strada negli ultimi anni. Con la sua gradualità di pressioni specifiche, la compressione selettiva si adatta perfettamente alla fisiologia dello sportivo. Così come la compressione progressiva, esercita una pressione maggiore sul polpaccio e ridotta sulla caviglia. Mira alla compressione nei punti necessari, tenendo conto del comportamento di reazione dei tessuti biologici viventi (muscoli, ossa, tendini, vasi e nervi fibulari). In questo modo ottimizza la biomeccanica muscolare in movimento, migliora il ritorno venoso, limita le vibrazioni e le oscillazioni parassitarie, riduce il rischio di dolori e riduce la soglia di affaticamento.
È una tecnologia applicata soprattutto alle calze a compressione graduata, per circolazione e non solo. Essendo queste ultime realizzate in filati con materiali diversi (tendenzialmente poliammide ed elastane, in percentuali diverse), oppure con lavorazioni diverse, possono esserci differenze anche notevoli nei livelli di compressione a seconda di marchi e modelli. Normalmente questa è segnalata in etichetta con l’indicazione dei millimetri di mercurio (mmHg, unità di misura della pressione). All’inizio, se non si è mai fatto uso di calze compressive, conviene iniziare da una compressione minima, per cominciare ad abituarsi alla sensazione e all’azione di compressione sui muscoli.
Benefici della compressione per gli sportivi
Le calze a compressione graduata fanno male? Assolutamente no! Alla base del successo dell’abbigliamento a compressione vi sono anzi numerosi benefici per tutti gli atleti, a prescindere dal livello di esperienza e dallo sport praticato. Il tessuto dei capi a compressione comprime le fibre muscolari in modo variabile, favorendo la circolazione di sangue e quindi l’ossigenazione dei tessuti, come se venissero massaggiati continuamente. Effetti riscontrabili da tutti sono per esempio:
- Supporto dei muscoli e miglioramento della postura;
- Facilitazione del recupero grazie all’aumento dell’ossigenazione e alla conseguente riduzione dell’acido lattico;
- Velocizzazione del riscaldamento dei muscoli, grazie al miglioramento della circolazione del sangue e all’aumento del ritorno venoso al cuore e ai linfonodi;
- Riduzione del danno muscolare causato da vibrazioni: il muscolo è contenuto e subisce meno le microlesioni delle fibre dovute ai continui urti con il terreno;
- Maggiore resistenza, grazie alla compressione che agisce riducendo le vibrazioni, le oscillazioni e quindi l’affaticamento;
- Ritardo del senso di affaticamento e riduzione del dolore successivo all’allenamento.
Tipologie di abbigliamento a compressione
L’abbigliamento a compressione, grazie a una struttura anatomica su misura, favorisce il ritorno venoso e di conseguenza riduce l’affaticamento, il dolore muscolare e il rischio di crampi, specialmente nei polpacci che, per conformazione e posizione rispetto al corpo, sono più soggetti all’accumulo di tossine. Viene così migliorata la capillarizzazione muscolare e vengono evitati i micro-traumi alle fibre dei muscoli. Per assolvere a queste funzioni, questo tipo di abbigliamento comprime le fibre muscolari, ma non deve stringere: i movimenti devono essere fluidi e l'indumento sulla pelle non deve dare fastidio, abradere o segnare. Una classificazione degli indumenti a compressione si basa sul momento dell’utilizzo degli stessi:
- Se indossati unicamente durante l’attività fisica, diminuiscono la soglia della fatica, migliorano la circolazione e la performance e riducono il rischio di lesioni. Rientrano in questa categoria, per esempio, le calze sportive a compressione;
- Se indossati nel recupero alimentano le fibre muscolari, i tendini e i legamenti di sangue ossigenato permettendo così un recupero più rapido e una più veloce ripresa di allenamenti e competizioni. Sono di questo tipo i gambali a compressione per il recupero.